Vinitaly 2017: l'Uvalino scelto per una degustazione di vitigni autoctoni rari

L’Uvalino, vitigno piemontese quasi scomparso, sarà protagonista di una degustazione di vini rari a Vinitaly 2017: accadrà domenica 9 aprile, alle 15, davanti a un pubblico di buyer, giornalisti, master of wine e master sommelier, provenienti da tutto il mondo.

È un’iniziativa dell’Associazione nazionale Le Donne del Vino, che ha affidato a uno dei maggiori esperti mondiali di vitigni autoctoni italiani, il giornalista Ian D’Agata, il compito di comunicare l’importanza che hanno avuto le donne viticoltrici nel custodire vitigni antichi che altrimenti sarebbero scomparsi.

Una storia comune a molti vigniti, tra questi l’Uvalino, vitigno rarissimo del Piemonte un tempo assai diffuso tra i filari dell’Astesana. Lo ha riscoperto Mariuccia Borio, che da 27 anni, crede e finanzia la ricerca universitaria per custodire e tramandare la coltivazione sulle colline di Costigliole.

Una ricerca lunga che è stata un importante investimento economico: fu anche presentata nel giugno 2003 in occasione del VII International Symposium of Oenology di Arcachon, organizzato dall’Università di Bordeaux.  

“Si è scoperto che l’uvalino – racconta Mariuccia Borio - ha un contenuto altissimo di resveratrolo, sostanza antiossidante benefica per la salute, presente circa 30/40 volte in più della quantità che si ritrova negli altri vini rossi”.

Cascina Castlèt ha circa un ettaro e mezzo di Uvalino, in due vigneti: se ne producono circa 5 mila bottiglie.  

L’Uvalino si chiama Uceline. Il nome non è scelto a caso perché agli inizi del Seicento, nella collina torinese e in Astesana, si designavano uve a maturazione talmente tardiva da essere vendemmiate quando le viti avevano perso tutte le foglie, al punto che gli uccelli se ne cibavano largamente.