Un premio di Go Wine per la ricerca sull'Uvalino

Chiudiamo l’anno con un altro premio: Go Wine ci ha assegnato il riconoscimento speciale «Buono… non lo conoscevo!» per il lavoro di ricerca che abbiamo fatto finora con l'Uvalino. Ne ha parlato in questi giorni la giornalista Elisa Schiffo sulla Stampa di AstiSaremo presenti con il nostro Uvalino Uceline ad “Autoctono si nasce”, la decima edizione dell’evento organizzato da Go Wine giovedì 25 gennaio 2018 all’Hotel Michelangelo a Milano. È una serata dedicata ai vini autoctoni italiani provenienti da oltre 100 vitigni, rappresentativo di tutte le regioni italiane. È prevista una parte pomeridiana riservata agli operatori professionali (ore 16-18,30); dalle alle 22 banco d’assaggio riservato a un pubblico di operatori, soci Go Wine, winelover.

Per chi non avesse mai sentito la storia dell’Uvalino, di seguito vi faccio un breve racconto. È un raro vitigno piemontese, che ho riscoperto finanziando per molti anni la ricerca universitaria. Una ricerca che dura da 27 anni.  L’Uvalino ha sempre fatto parte della mia vita. Pe noi bambini, la raccolta dell’Uvalino era una festa.

Un tempo, dopo un periodo di appassimento, l’Uvalino veniva utilizzato come migliorativo per altri vini oppure vinificato in purezza ed era il vino delle grandi occasioni: matrimoni, battesimi, da regalare al medico, al farmacista, al parroco.

Negli anni ’80, parlavo di uvalino con il produttore di Barolo Renato Ratti, che proprio di fronte a Cascina Castlèt, a Villa Pattono, aveva impiantato una piccola vigna. Nel 1990 ho iniziato a pensare a questa ricerca.

Con il professor Lorenzo Corino, allora direttore dell’Istituto di Viticoltura di Asti, iniziano le prime ricerche in vigna. Poi le prime micro-vinficazioni sperimentali con l’enologo Armando Cordero e continuate con il mio attuale enologo Giorgio Gozzelino.  

Nel 1992 s’impianta il primo filare. Oggi ho circa un ettaro e mezzo di uvalino, in due vigneti.

Una ricerca che è stata un importante investimento economico, ma soprattutto di credibilità. Dalla vendemmia 1995 collabora anche l’Istituto sperimentale per l’Enologia di Asti. Il progetto fu presentato nel giugno 2003 in occasione del VII International Symposium of Oenology di Arcachon, organizzato dall’Università di Bordeaux, dove vengono presentate le più importanti ricerche europee in campo vitivinicolo.

L’iter burocratico per rendere l’uvalino un vitigno riconosciuto e permesso è durato alcuni anni. Il 16 luglio 2002 la Gazzetta ufficiale sentenzia la rinascita dell’uvalino che viene inserito come varietà riconosciuta.

L’uvalino ha un contenuto altissimo di resveratrolo, sostanza antiossidante, presente circa 30/40 volte della quantità in più che si ritrova negli altri vini rossi. L’Istituto di Farmacologia di Milano approfondì gli effetti benefici del resveratrolo sulla salute umana.

La prima annata in commercio fu la vendemmia 2006: uscì nel 2009. Oggi ne produco circa 5 mila bottiglie. È un vino che deve essere apprezzato con qualche anno d’età.

Dopo la vendemmia, l’uva racconta in piccole cassette viene appassita per un periodo variabile. La vinificazione prevede una lunga macerazione di tre settimane. Dopo la fermentazione malolattica, il vino matura 12 mesi in botticelle da 500 litri. Dopo l’imbottigliamento affina per un anno in bottiglia prima della vendita.

L’Uvalino di Cascina Castlèt si chiama Uceline. Il nome non è scelto a caso: con esso agli inizi del Seicento, nella collina torinese e in Astesana, si designavano uve a maturazione talmente tardiva da essere vendemmiate quando le viti avevano perso tutte le foglie, al punto che gli uccelli se ne cibavano largamente.